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RITUALE
CISTERCENSE
INTRODUZIONE
NATURA E VALORE DELLA PROFESSIONE RELIGIOSA
Chiamati da Dio,molti fedeli si consacrano con i vincoli dei santi voti al servizio del Signore e al bene degli uo-
mini e s’impegnano a seguire più da vicino Cristo Gesù nell’osservanza dei consigli evangelici. La grazia del
Battesimo produce così in essi frutti più copiosi.
La pia Madre Chiesa ha sempre tenuto in grande onore la vita religiosa che, sotto la guida dello Spirito Santo, si
è espressa nel corso dei secoliin varie forme; l’ha innalzataalladignitàdello stato canonico; ha approvato molte
famiglie religiose, tra le quali rientrano gli Ordini monastici, e con una saggia legislazione le custodisce.
LaChiesastessariceveivotidicolorocheliemettonoeperlorochiedeaDio,nella preghiera
liturgica,l’aiutodellasuagrazia,aluiliraccomandaedàlorolabenedizionespirituale,associandolaloroofferta
al sacrificio eucaristico.
RITI CHE ACCOMPAGNANO I VARI GRADI DELLA VITA
MONASTICA CISTERCENSE
Secondo il disposto della Regola di san Benedetto, quando uno si presenta come aspirante alla vita monastica,
dopo le difficoltà opposte al suo ingresso, si mette in tutto alla prova la sua pazienza nel reparto dei novizi.
Dopo un periodo di due mesi, di nuovo dopo un altro periodo di sei mesi e ancora dopo altri quattro mesi, que-
sto novizio rinnova la sua richiesta, ma solo l’ultima volta viene ricevuto in monastero come monaco.
Ai nostri giorni però, la prova avviene secondo i periodi determinati dalle Costituzioni: cioè, dopo un certo
tempo di postulato, il noviziato,cui segue la professione temporanea, prima che il fratello venga ammesso alla
professione solenne.
D’altra parte, come recita la Regola del nostro santo Padre Benedetto:”Subito dunque, lì nell’oratorio, sia spo-
gliato degli abiti propri che indossa e rivestito con quelli del monastero”, il cambiamento dell’abito nell’atto
stesso della professione appare come una certa disappropriazione . Ma già agli inizi della vita monastica cri-
stiana questo cambiamento d’abito implica spesso il significato d’un cambiamento di vita o di un nuovo com-
portamento. Poiché, come per il Battesimo il catecumeno prima depone le vesti e discende nudo nel fonte per
essere poi rivestito della veste candida, così il novizio che sta per diventare monaco deve deporre le proprie
vesti per poter essere rivestito dell’abito monastico.
Rito che viene così descritto nel Collettaneo tipico di Citeaux:”Quando ( il novizio ) viene spogliato dell’abito
secolare si dica: “Il Signore ti spogli dell’uomo vecchio con le sue azioni.Amen”. Quando viene rivestito del-
l’abito monastico si dica:”Il Signore ti rivesta dell’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella san-
tità vera.Amen”.
Anche se nel corso dei secoli si ebbe una certa anticipazione di tale rito in quanto chi si presentava per essere
ammesso alla vita monastica prima che iniziasse il noviziato veniva rivestito di un abito religioso, tuttavia lo
scapolare nero e la cocolla bianca sono stati riservati per chi faceva la professione. Si osservi anche che non
senza motivo nei riti qui sotto indicati sia per l’ingresso al noviziato, sia per la professione temporanea che per
la professione solenne, il cambiamento d’abito è preceduto dall’impetrazione della grazia divina: così ha mag-
gior risalto la preghiera della Chiesa e la benedizione della persona che non la vestizione.
5. Il noviziato, con cui ha inizio la vita religiosa, è un tempo di sperimentazione, sia per il novizio che
per la comunità o la Congregazione. E’opportuno cominciare il noviziato con un rito particolare, per chiedere a
Dio la grazia di raggiungere il fine specifico del noviziato stesso. Questo rito, di sua natura, dev’essere sobrio
ed essenziale, riservato abitualmente ai membri della comunità. Deve aver luogo fuori della Messa.
.
6. Segue la prima professione, con la quale il novizio, emettendo i voti temporanei, promette
dinanzi a Dio e alla Chiesa di seguire i consigli evangelici secondo la Regola di san Benedetto. L’emissione dei
voti temporanei si fa in Capitolo; se le circostanze lo richiedessero, si può fare durante un’Ora dell’Ufficio Di-
vino o anche durante la Messa, ma senza alcuna solennità particolare.
Se talora, per validi motivi e secondo le Costituzioni, ha luogo la rinnovazione della professione temporanea, si
fa davanti a tutti in Capitolo, o almeno davanti al Superiore alla presenza di testimoni.
7. Trascorso il tempo stabilito dalle norme giuridiche, si emette la professione solenne, con la quale il
monaco si consacra per sempre al servizio di Dio e della Chiesa. La professione perpetua è segno dell’unione
indissolubile di Cristo con la Chiesa, sua sposa .
Il rito della professione perpetua si svolge molto opportunamente durante la Messa, con la dovuta solennità e
con il concorso di tutta la comunità e del popolo. Le parti del rito sono:
a) La domanda del candidato, che non si omette mai.
L’omelia o allocuzione, con cui viene illustrato al popolo e al candidato il valore della vita
monastica cistercense.
L’interrogazione, in forma semplice o invece più estesa, rivolta dall’abate al candidato,
per chiedergli se è disposto a consacrarsi a Dio e a praticare la carità perfetta, secondo la
Regola di San Benedetto e le Costituzioni dell’Ordine.
La preghiera di tutti i presenti, o fatta in silenzio o in forma litanica che è insieme
supplica rivolta a Dio Padre e domanda di intercessione della santissimaVergine Maria e
di tutti i santi.
La professione, emessa dinanzi alla Chiesa, all’Abate, ai fratelli e al popolo. Dopo di essa il neoprofesso ne
depone la cedola sull’altare e intona il versetto “Accoglimi,Signore”.
La solenne benedizione o consacrazione del neoprofesso, con la quale la Madre Chiesa conferma, mediante la
consacrazione liturgica, la professione religiosa e prega il Padre celeste che effonda sul neoprofesso i doni dello
Spirito Santo. Essa può anche cominciare dalla richiesta di pregare per lui che il neoprofesso rivolge a ciascuno
dei fratelli.
La consegna della cocolla, che è l’abito monastico, come segno esterno della perpetua consacrazione a Dio
Il rito della professione perpetua durante la Messa è presieduto secondo le Costituzioni nei monasteri maschili
dall’Abate, in quelli femminili dall’Abate che ne è il Padre Immediato. Se in qualche caso ilVescovo diocesano
presiede (per delega dell’Abate o del Padre Immediato) a una professione perpetua in monastero, dopo l’omelia
interroga il candidato rivolgendogli le domande indicate da questo Rituale, anche se poi la professione verrà
emessa dinanzi all’Abate o all’Abbadessa che la riceve.
8. Questi riti, data la loro diversa natura, esigono ciascuno una celebrazione propria; si devono per-
tanto assolutamente evitare sovrapposizioni di riti nel corso della medesima azione liturgica.
FORMULARI DELLA MESSA NEL RITO DELLA PROFESSIONE RELIGIOSA
Per la professione solenne e per la professione temporanea quando le circostanze ne richiedessero la celebra-
zione durante la Messa, è bene dire una della Messe rituali “Nella professione dei religiosi”: Nell’occorrenza
però di una solennità o di una domenica diAvvento, di Quaresima, di Pasqua, si dice la Messa del giorno, con-
servando, secondo l’opportunità, i formulari propri nella preghiera eucaristica e nella benedizione finale.
Poiché la liturgia della Parola ,adattata alla celebrazione della professione, ha una importanza grande per illu-
strare la natura e i compiti della vita religiosa, quando è proibita la Messa “Nella professione dei religiosi”, si
può scegliere una lettura fra quelle proposte nel lezionario particolare, eccetto nelTriduo sacro, nelle solennità
di Natale, EpifaniaAscensione, Pentecoste, Santissimo Corpo e Sangue di Cristo e nelle altre solennità di pre-
cetto.
Nelle Messe rituali “Nella professione dei religiosi”, il colore delle sacre vesti è bianco.
ADATTAMENTI CHE SPETTANO AI SINGOLI MONASTERI
12. Tutte le volte che in questo Rituale si trova la rubrica “o con parole simili” o altra analoga, si
possono usare le formule impiegate per quella stessa azione dal Rituale Romano.
PARTE PRIMA
RITO D’ACCOGLIENZADEI FRATELLI
CAPITOLO PRIMO
RITO PER RICEVERE UN NOVIZIO
Nel giorno in cui comincia il noviziato canonico è bene compiere un rito per impetrare la grazia di Dio, che il-
lustri la natura della vita monastica e l’indole del nostro Ordine; sia semplice, sobrio e riservato alla comunità;
pertanto per compiere questo rito è opportuno scegliere l’aula capitolare; è proibito compierlo durante la Messa.
Benché l’elaborazione di tale rito quanto ai particolari spetti a ciascuna comunità, qui viene descritto con ele-
menti sia ricevuti dalla nostra tradizione sia proposti dopo il ConcilioVaticano II dalla Chiesa romana.
Nei testi del rito si evitino tutte le espressioni che possono sembrare restrittive della libertà dei novizi o che svi-
sino il vero senso del noviziato come periodo di prova.
Radunatisi i fratelli nell’aula capitolare e detto il versetto “
L’aiuto divino rimanga sempre con noi
” o un altro,
il postulante viene in mezzo, si prostra, s’inginocchia o s’inchina, e l’Abate gli rivolge la seguente domanda con
queste parole o altre simili:
Che cosa chiedi?
Risponde
La misericordia di Dio e dell’Ordine
O con altre simili, per es:
Chiedo di fare esperienza della vostra vita comunitaria,
per un periodo di prova,
nel desiderio di seguire perfettamente Cristo in questa famiglia cistercense
Oppure ,senza attendere l’interrogazione, il postulante si rivolge all’Abate
e alla comunità dicendo :
La misericordia di Dio mi ha spinto a venir qui
per fare esperienza della vostra vita comunitaria,:
insegnatemi ,vi prego, a seguire Cristo sotto la guida del Vangelo
secondo la Regola di san Benedetto e le tradizioni cistercensi.
O dice espressioni simili da lui stesso preparate.
L’Abate risponde con queste parole o con altre simili:
Il Signore ti aiuti.
Quindi si legge un testo adatto della Regola del nostro santo Padre Benedetto (può essere preso dal Prologo, op-
pure un altro); l’Abate espone al postulante la natura e l’indole della nostra vita e alla fine lo interroga sulle sue
disposizioni, dicendogli per esempio:
Sei dunque disposto a seguire più perfettamente Cristo sotto la guida del
Vangelo e lungo la via che la santa Regola indica?
Oppure:
Sei disposto al combattimento spirituale in monastero insieme con i fratelli
sotto la Regola e l’Abate, per poter arrivare seguendo Cristo alla perfezione
della fede, della speranza e della carità?
Dopo che il candidato avrà risposto di voler servire, con l’aiuto della grazia di Dio, Cristo Signore, il vero Re,
l’Abate dice per esempio:
Dio che ha iniziato in te l’opera sua, la porti a compimento
Oppure:
Dio misericordioso ti protegga con la sua grazia
e il Maestro divino ti illumini.
La comunità risponde
Amen
. Poi il novizio si inginocchia nel mezzo, davanti all’Abate.
Quindi dove vige l’uso, l’Abate può dare al novizio un nome nuovo, spiegando i motivi di
tale cambiamento.
4.I fratelli si alzano e l’Abate dice per esempio:
Fratelli nella sua Regola san Benedetto ci avverte: “Ogni volta che ti accingi a fare qualcosa di bene,
chiedi al Signore con ardentissima preghiera di portarlo lui stesso a compimento”; supplichiamo perciò
tutti insieme il Signore che se la nostra natura davanti a qualcosa si sente impotente, lo accordi lui nella
sua bontà al nostro fratello N.
Tutti pregano per un istante in silenzio e l’Abate fa seguire la Colletta, in cui dice il nome del battesimo o, dove
vige l’uso, quello nuovo:
Esaudisci, Signore, la nostra preghiera per il tuo servo N. che abbiamo accolto nel tuo nome: concedigli
di perseverare con piena dedizione nella tua Chiesa e di ereditare la
vita eterna. Per Cristo nostro Signore.
Oppure:
O Dio, principio e sorgente di ogni vocazione, guarda con bontà alla preghiera del tuo servo N. : concedi
a questo nostro fratello, che si propone di fare esperienza della nostra vita comunitaria, di conoscere i di-
segni della tua volontà, e conferma tutti noi nel tuo santo servizio. Per Cristo nostro Signore.
Tutti rispondono :
Amen
4. Il cantore intona allora un salmo o canto di lode appropriato oppure un inno o un
responsorio a cui si associa la comunità, mentre l’Abate consegna al novizio l’abito stabilito dalle Costituzioni.
Il rito si conclude con un versetto o una benedizione, per esempio:
V. Il nostro aiuto è nel nome del Signore
R. Egli ha fatto cielo e terra.
Oppure :
V. Benediciamo il Signore.
R. Rendiamo grazie a Dio.
Oppure:
Il Signore guidi i nostri cuori e i nostri corpi
nell’amore di Dio e nella pazienza di Cristo.
Tutti rispondono:
Amen
Oppure:
Al Re dei secoli incorruttibile, invisibile e unico Dio,
onore e gloria nei secoli dei secoli.
Tutti rispondono:
Amen.
CAPITOLO SECONDO
RITO DELLAPROFESSIONETEMPORANEA
Il Rito della professione temporanea abitualmente si compie nell’aula capitolare; per una ragione plausibile può
avvenire in chiesa, sia durante una delle Ore dell’Ufficio divino sia durante la Messa.
Radunatisi i fratelli nell’aula capitolare e detto il versetto “
L’aiuto divino rimanga sempre con noi
” o un altro,
il novizio viene in mezzo, si prostra, s’inginocchia o s’inchina, e l’Abate gli rivolge la seguente domanda con
queste parole o altre simili :
Che cosa chiedi?
Risponde:
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